Si legge e si ripete (sarà vero?) che negli occhi dell’assassinato
si “legge” (si riflette) l’assassino.
Cosa si legge sulle facce, negli occhi di chi ascolta poesia,
di chi ascolta poeti che leggono dal vivo proprie poesie?
Attenzione, emozione, concentrazione, irritazione,
gioia, noia, piacere, interesse…?
La poesia che viene letta in pubblico dai poeti si “stampa”,
si riflette sulle fronti, le guance del pubblico?
Si lascia leggere negli occhi di chi ascolta?
Si appoggia sulle labbra del singolo ascoltatore, sul collo?
Cosa entra? Cosa rimane fuori?

Una sensazione diffusa è che spesso il singolo ascoltatore di poesia
(che qui assurge a tipologia umana)
attivi una sorta di intercapedine (emozionale, culturale)
in cui lasciare decantare, galleggiare, i versi ascoltati.
Aspettando di vedere, di consapevolizzare (se)
quali parole hanno toccato corde, quali immagini
hanno richiamato vissuti, sentimenti, ricordi. Associazioni.
Sarà vero? Quanto? Per chi?

Domande domande.
Domenico (Nico) Di Raco dà la sua Risposta non risposta.
Che è poi la Testimonianza fotografica.
Immagine dello stesso, singolo soggetto, scelta fra altre.
Chissà con che criteri.
Chissà se un’altra, per noi (noi chi?) sarebbe stata “migliore”. Preferibile.
Chissà chissà.

Ascoltare la poesia, il poeta, i poeti. Guardare il poeta, i poeti, la scena.
Guardare e fotografare chi ascolta e guarda.
Ma cosa guarda? Cosa ascolta?
…